Con la riforma del Terzo Settore compare sempre piu' spesso per un ente non commerciale la necessità o anche la volontà di affidarsi a un organo di revisione.
Enti no profit e organo di revisione: un binomio non molto presente nell'ordinamento giuridico italiano ad eccezione degli enti di dimensioni più grandi, aventi natura di ente nazionale o con personalità giuridica.
La riforma del Terzo Settore, in corso di attuazione, allarga i confini entro cui questo binomio andrà a concretizzarsi.
E', quindi, importante sapere per un ente no profit o anche ETS di dimensioni non rilevanti cosa l'organo di revisione può o deve verificare.
Accertamenti preliminari
In via preliminare il revisore dovrebbe inquadrare l'ente da sei punti di vista:
1. assetto organizzativo (organigramma);
2. patrimonio netto (crediti e debiti, beni durevoli con un valore di mercato, garanzie e fidejussioni, le fonti di finanziamento dell'ente);
3. attività svolte (progetti, utenti, risultato di tutte le gestioni interne);
4. assetto del personale (collaboratori e dipendenti);
5. dettaglio dei progetti in corso e conclusi;
6. assetto istituzionale (verifica delle riunioni degli associati e del direttivo, relazioni con i portatori di interessi nell'ente).
In merito alle gestioni interne suddividiamo le seguenti:
1. istituzionale tipica;
2. commerciale (deve rimanere minoritaria in termini di entrate eccetto ASD);
3. patrimoniale;
4. finanziaria;
5. raccolta fondi;
6. straordinaria.
Verifiche principali
La prima verifica attiene al rispetto delle norme tipiche di ogni ente e in particolare il rispetto di quelle che consentono le agevolazioni di carattere tributario, ovvero il rispetto dello svolgimento primario di attività non commerciali.
A tal fine ci si documenta con la Relazione di Missione contenuta nel bilancio e, soprattutto, con il Bilancio sociale ove presente (ad esempio coop sociali).
La seconda macro verifica che va fatta è sulle prospettive di continuità dell'ente.
Valutare:
1. natura, significatività e ricorrenza delle fonti di finanziamento;
2. caratteristiche della gestione operativa.
Nei piccoli enti il rendiconto della gestione operativa è spesso redatto con criteri di cassa, ma la valutazione del revisore dovrebbe tenere conto anche di elementi "economici" quali ammortamenti ed oneri figurativi per il personale volontario impiegato.
L'analisi della gestione operativa va affiancata da gestione di attività non caratteristiche quali la gestione dei beni durevoli (investimenti e disinvestimenti), gestione dei prestiti e debiti non ricorrenti ecc...
Come in qualsiasi attività di revisione vanno verificati gli equilibri economici e finanziari sia in termini a consuntivo che a preventivo.
Infine, suggerisco due tipologie di verifiche specifiche per i nuovi ETS: il rispetto della gratuità delle cariche amministrative e il rispetto delle norme di gestione volontari (registro, assicurazione).
Rimane saldo per tutti gli enti il rispetto della democraticità della struttura interna.
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